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sabato 6 marzo 2010

Kunoichi, le donne e le arti marziali




Una caratteristica saliente e interessante di molte culture antiche è il ruolo predominante avuto dalle donne nella storia e nella direzione degli affari del clan. In Giappone, il ruolo originariamente predominante della donna trova la sua prima espressione nella mitologia di quella terra, che tradizionalmente assegna la supremazia ad Amaterasu, la dea del sole, su tutte le divinità del pantheon nipponico, e conferisce a Izanagi, la divinità femminile, una posizione uguale a quella di Izanami, la divinità maschile, per quanto riguarda il combattimento. Anche le prime cronache della storia nipponica sono piene delle imprese di regine guerriere che guidano eserciti contro le rocche nemiche nella terra Yamato o al di là dello stretto, in Corea.

Le Kunoichi erano le donne Ninja, le quali spiavano e combattevano con le tecniche Ninja (in vari e differenti modi). Per mezzo di inganni e di un 'combattimento fiorito' insieme alle loro abilità marziali. La Kunoichi era una spia, portava messaggi e osservava. Il suo allenamento, sebbene fosse simile a quello della sua controparte maschile, era focalizzato di più sulle tecniche psicologiche, includendo la manipolazione, la dissimulazione, lo charm femminile e l’utilizzo dell’intuizione femminile. Erano anche esperte non solo nel giocare con le emozioni degli altri, ma anche a tenere le loro emozioni sotto controllo – non potevano innamorarsi del loro bersaglio!!

dipinto di Masaaki Hatsumi

Hatsumi Sensei dice che le donne Ninja sono classificate come parte delle kamae (attitudine) di Sui (acqua) e che devono coltivare la manipolazione dell’energia attraverso l’incremento della sensazione “della soddisfazione emotiva” (sensazione caratteristica dell’elemento acqua); come l’oceano, deve sbucare fuori, solo per tornare indietro, come il movimento di un onda, in modi inaspettati. Queste donne, o Kunoichi come venivano chiamate, avevano uno speciale allenamento sulle capacità psicologiche e sull’intuizione. Imparando a manipolare gli uomini importanti nella gerarchia nemica, e conoscevano come poter nascondere delle lame dentro strumenti musicali oppure in giocattoli sessuali. Nell’antico Giappone le Kunoichi erano una sorellanza, c’erano donne esperte nell’inganno e maestre dell’assassinio. Donne aiutanti nei templi, concubine e serve si muovevano con facilità all’interno del palazzo del signore feudale. Perché queste donne erano virtualmente inosservate, ed erano libere di fare atti di spionaggio con poche interferenze o addirittura senza interferenza.

Le Shimma kunoichi, membri donna di una famiglia Ninja, erano allenate come spie a non innamorasi del loro bersaglio o a non perdere lo scopo dopo che avevano avuto successo nella seduzione.
Le Karima kunoichi erano donne che non facevano parte del clan ma erano assoldate come domestica, intrattenitrice, prostituta, artista, ecc. ed al tempo stesso, la donna Ninja spesso compieva alcuni ruoli come l’uomo, lavorando nella sicurezza e per le forze dell’ordine.
Famosa la storia della Jonin Kunoichi Mochizuchi Chiyome, era la moglie di Mochizuchi Moritoki, ucciso nel 1561 durante la battaglia di Kawanakajima. Il marito era il signore del castello Mochizuchi a Nagato, nella provincia di Kitasaku, ed era incluso genealogicamente nei Ninja del Koga Ryu. Dopo la morte di suo marito, Chiyome si ritirò in una vecchia casa del villaggio Nezu nella provincia di Nagato Shinshu Chisagata. Le fu chiesto poi da Takeda Shingen di divenire capo di una cellula di spie nascoste sotto le vesti di Miko (donne custodi di un tempio Shinto) operanti nelle aree Kai e Shimano. Chiyome raccolse da differenti zone orfane e ragazze fuggite di casa e le educò come delle vestali Miko ma allenandole contemporaneamente ad essere Kunoichi operanti per la famiglia Takeda. Il Jonin delle Kunoichi giudicava attentamente le capacità, gli attributi e il fascino di ogni ragazza decidendo la conseguente zona appropriata di operazione.

La parola kunoichi significa anche "donna" (onna) quando si mettono gli ideogrammi assieme. In giapponese, il 'ku' è scritto in hiragana, 'no' in katakana e 'ichi' in kanji – mettendo i tre assieme, come nell’immagine sotto, si ha la parola giapponese (in kanji) per donna!

Il Kunoichi-jutsu ruota intorno all’arte dell’inganno, queste donne/guerriere basavano il loro allenamento su tattiche a sorpresa e armi nascoste. Una Kunoichi non sprecava mai energie in combattimenti. Le loro abilità nel combattimento disarmato e armato facevano uso strategico dei punti vitali in modo da vincere molto velocemente. Una delle armi favorite per una kunoichi erano i neko-te (unghie del gatto). L’arma consiteva in unghie in acciaio resistente e venivano fissate alle dita a mò di anello, e ricordava le unghie del gatto (diversi dagli shuko, ashiko) e a volte venivano intinti di veleno e gli occhi erano il loro bersaglio preferito. Sempre vigile, la Kunoichi non era mai vittima, nonostante potesse apparire indifesa e bisognosa di aiuto, questo era un trucco, in realtà la Kunoichi usava la sua apparenza esterna ed il condizionamento emozionale per manipolare in modo da poter colpire come voleva.

Le donne che praticano Budo Taijutsu non perdono la loro femminilità anzi sono spinte ad utilizzarla come una delle loro armi naturali, per praticare le arti marziali non serve la forza fisica, infatti una delle cose più importanti delle arti marziali è divenire un Shinjin cioè un essere umano completo, appunto attraverso il percorso delle arti marziali arrivando all’unione con l’universo e comprendendo appieno i concetti della natura. Per questo il Budo Taijutsu è particolarmente adatto alle donne, infatti praticando non solo si acquisisce una buona salute fisica e mentale, e competenza tecnica che permette di abbattere avversari di qualsiasi peso e forza fisica, ma le aiuta ad affrontare le proprie paure evitando che si facciano prendere dal panico durante una possibile aggressione, così la donna può reagire di conseguenza difendendosi efficacemente da una minaccia reale, utilizzando appieno la sua forza interiore con il suo spirito forgiato praticando le arti marziali come facevano le antiche guerriere del Giappone.

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